Risk Management e
Sostenibilità
Responsabilita’ Legale e Sociale d’Impresa
La Responsabilità Amministrativa di Società, Associazioni ed Enti disciplinata dal D.LGS 231/01 con integrazione legge 123/07 e D.LGS 231/07
E’ una forma di responsabilità recepita in Italia dalla normativa della Comunità Europea che attribuisce ad Enti, Società ed Associazioni una particolare forma di responsabilità diretta ed autonoma definita “Responsabilità Amministrativa”.
Tale responsabilità si aggiunge a quella penale delle persone fisiche e a quella civile solidale e indiretta delle persone giuridiche. L’elemento cruciale della responsabilità amministrativa è la realizzazione o il tentativo di un reato presupposto previsto dalle leggi in materia, dal quale si origina una “colpa di organizzazione per illegalità d’impresa”.
Per poter essere sufficientemente garantita contro il rischio di sanzioni previste dal D. Lgs. 231/01, l’impresa deve adottare un “modello organizzativo” efficace ed effettivamente implementato, secondo quanto previsto dalla norma.
Adottare un Modello di Organizzazione e Controllo previsto dal D.Lgs 231/01 non è un obbligo di legge, ma un onere, che risponde ai criteri di efficacia ed efficienza gestionale secondo i requisiti di correttezza e di etica negli affari.
Inoltre l’introduzione del modello non comporta ulteriori compiti per la struttura, al contrario permette di eliminare pesanti costi imprevisti, di creare trasparenza e di potenziare l’immagine esterna.
Il D.Lgs. 231/01 prevede infatti l’applicazione di pesanti sanzioni pecuniarie (il cui importo varia in funzione della gravità del reato da un minimo di €. 25.822,84 fino ad un massimo di € 1.549.370,00) ma soprattutto l’applicazione di sanzioni interdittive (sospensione o revoca di concessioni e licenze, esclusione da finanziamenti e contributi, divieto di esercitare la stessa attività d’impresa).
La responsabilità penale-amministrativa dell'impresa è prevista soprattutto nei casi di
Si rivolge dunque ad aziende ed enti di ogni tipo. Data la natura del provvedimento, risultano essere particolarmente sensibili alle sanzioni penali-amministrative le imprese che lavorano con la pubblica amministrazione e le imprese a forte rischio infortunistico.
Assunzione diretta del ruolo di Organismo di Vigilanza.
Responsabilità Legale e Sociale d’Impresa
La Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) o Corporate Social Responsibility (CSR) è definita in senso generale dall’Unione Europea: “l’integrazione volontaria da parte delle imprese delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle operazioni commerciali, nei processi decisionali e nei rapporti con i propri interlocutori/portatori di interesse (stakeholder)”.
La RSI, come altri concetti e princìpi generici, può suggerire diverse percezioni e avere declinazioni operative in base al contesto culturale, alla cultura d’impresa esistente, alle emergenze da affrontare, agli attori economici e sociali coinvolti.
RSI o imprenditoria socialmente responsabile, sempre secondo l’Unione Europea, significa soddisfare le esigenze del cliente e saper gestire allo stesso tempo le aspettative di altri soggetti, come ad esempio il personale, i fornitori e la comunità locale di riferimento.
L’elemento distintivo della RSI è quello di affiancare alla responsabilità economica anche una responsabilità sociale, che crei valori tangibili e intangibili, per tutto ciò che sta intorno all’azienda. Valori vincenti per l’impresa, le persone, il territorio e l’ambiente.
La RSI è l’applicazione di diversi princìpi:
Sostenibilità: uso consapevole ed efficiente delle risorse ambientali in quanto beni comuni, capacità di valorizzare le risorse umane e contribuire allo sviluppo della comunità locale in cui l’azienda opera, capacità di mantenere uno sviluppo economico dell’impresa nel tempo.
Volontarietà: come azioni svolte oltre gli obblighi di legge.
Trasparenza: ascolto e dialogo con i vari portatori di
interesse diretti e indiretti d’impresa.
Qualità: in termini di prodotti e processi produttivi.
Integrazione: visione e azione coordinata delle varie attività di ogni direzione e reparto, a livello orizzontale e verticale, su obiettivi e valori condivisi.
Bilancio di Sostenibilità
Il Libro verde della Commissione Europea (2001) definisce il Bilancio di Sostenibilità come: “L’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. Sei anni dopo, anche il Ministero dell’Interno in Italia ha indicato una definizione nazionale per questo impegno aziendale: “Il Bilancio Sociale è l’esito di un processo con cui l’amministrazione rende conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse in un dato periodo, in modo da consentire ai cittadini e ai diversi interlocutori di conoscere e formulare un proprio giudizio su come l’amministrazione interpreta e realizza la sua missione istituzionale e il suo mandato”.
Il Report di sostenibilità che realizziamo fornirà una rappresentazione equilibrata e ragionevole della performance di sostenibilità di un’organizzazione, compresi gli impatti sia positivi sia negativi generati dal suo operare.
Aiutiamo l’azienda a definire i proprio obbiettivi secondo gli standard Global Reporting Initiative (GRI), Environmental-Social-Governance (ESG) e gli obbiettivi per lo sviluppo sostenibile – Sustinaible Development Goals (SDGs), al fine di raggiungere volontariamente la certificazione rilasciata da un organismo esterno.
Certificazione ISO 26000 – Le linee guida
La norma ISO 26000 rappresenta lo standard internazionale che indica i criteri da seguire per certificare il Sistema di Gestione anche nei confronti della responsabilità sociale.
Tale Certificazione è la prova che l’Organizzazione si comporta in modo responsabile anche in materia di etica sociale avendo dimostrato di rispettare precisi requisiti facenti riferimento ai diritti fondamentali dell’uomo e dei lavoratori.
Diversity Inclusion – Certificazione Parità di Genere UNI/PdR 125/2022 e ISO 30415:2021
Si tratta di una linea guida che aiuta a sviluppare un ambiente di lavoro inclusivo dove è richiesto un impegno costante per la diversità e l’inclusione (D&I), e dove vengono affrontate le disuguaglianze nei sistemi, nelle politiche, nei processi e nelle pratiche organizzative.
La legge n. 162/2021 prevede a partire dal 1° Gennaio 2022 la Certificazione della Parità di Genere sul posto di lavoro per eliminare il divario di retribuzione tra uomini e donne.
Viene istituito l’obbligo per le aziende con più di 50 dipendenti di redigere un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile in ognuna delle professioni e in relazione allo stato di assunzioni. Questo rapporto deve essere compilato e trasmesso dalle aziende alle rappresentanze sindacali aziendali entro il 31 Dicembre, ogni 2 anni.
Nel caso in cui il datore di lavoro non ottemperi a tale obbligo sono previste sanzioni e verifiche ad opera dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, le quali verranno introdotte con specifici decreti ministeriali.
La certificazione di parità è una delle misure che il Governo ha inserito nel PNRR – Missione 5 – «Inclusione e Coesione», tra le politiche per il lavoro, destinando a questa finalità 10 milioni di euro. Per le aziende virtuose sconto dell’1% sui contributi fino a 50mila euro all’anno.